Quando una coppia chiede un aiuto specialistico, i due individui sono giunti a considerare la convivenza come fonte di sofferenza intollerabile. Interagiscono costantemente in modo conflittuale e malsano e sono sempre più emotivamente distanti o pieni di astio e risentimento. In ogni caso lo stare insieme non è in grado di assicurare loro un livello di benessere accettabile e ritengono di essere incapaci di farcela da soli.

Anche se è vero che ciascuno porta nella vita comune parti di sé più o meno sane, nella terapia di coppia il focus non è sugli individui, ma sul sistema e occorre adottare un’ottica relazionale per leggere le problematiche che stanno alla base della crisi e attivare in ciascuno dei partner le risorse disponibili di cui ora non sono consapevoli.

Obiettivi: ripristino del dialogo, recupero del benessere di ogni membro grazie all’acquisizione di nuovi strumenti e ad una risoluzione soddisfacente del conflitto oppure,  in alternativa, gestione della separazione in modo consapevole e civile.

Ruolo del terapeuta

  • Manifestando una genuina disponibilità all’ascolto e nel rispetto dei singoli, il terapeuta si fa garante  della corretta gestione del setting all’insegna dell’imparzialità;
  • raccoglie informazioni e cerca di collegarle per costruire ipotesi interpretative utili a ridefinire il problema e le sue origini in modo nuovo e più costruttivo;
  • aiuta i partner a rendersi consapevoli delle loro modalità di comunicazione inefficace proponendo altre alternative;
  • favorisce l’espressione e l’elaborazione dei vissuti emotivi e delle motivazioni dei partner;
  • può essere all’occorrenza anche attivo e direttivo, anche avanzando prescrizioni o affidando compiti a casa quando ritenga che questo possa essere uno strumento idoneo a favorire il cambiamento.

Durata del trattamento

Una terapia di coppia mediamente dura tra i 10-15 quindici  mesi, comprende da 12 a 15 sedute di 75-90 minuti con cadenza settimanale o quindicinale, e termina in base ad un accordo comune tra il  terapeuta e la coppia. Il pagamento avviene alla fine di ogni seduta e il costo è fatturato è periodicamente.

Fasi della terapia di coppia

Le fasi del trattamento terapeutico della coppia includono:

Valutazione preliminare: 2-3 sedute di consultazione iniziale

E’ il momento in cui  si raccolgono le prime informazioni sulla situazione che ha generato la crisi e  si imposta il lavoro. E’ essenziale in questa fase verificare la reale disponibilità di entrambi ad impegnarsi e collaborare.

In particolare devono essere esplicitati i presupposti necessari ad impostare la terapia in modo corretto e si chiarisce che occorre superare una visione del problema in termini di definizioni di sé e dell’altro come colpevole o innocente, equilibrato o squilibrato, buono o cattivo.

Si sottolinea che entrambi hanno dato il loro contributo alla situazione di sofferenza e ora sono entrambi responsabili di attivare le loro risorse se possibile per recuperare un benessere condiviso oppure per arrivare a scegliere in modo consapevole e non reattivo che l’unica via d’uscita è la separazione.

Poi si elabora il contratto terapeutico, tipico dell’approccio dell’Analisi Transazionale, tenendo conto sia degli obiettivi dei partner, sia delle condizioni che possono favorire o rendere più difficile il percorso.

Non si può accettare un contratto in cui si chiede al terapeuta di “cambiare l’altro” oppure in cui c’è una generica richiesta di essere aiutati a “capire” quello che sta accadendo.

Una buona definizione del contratto è quella che include obiettivi e riferimenti specifici e in cui i partner dicono di voler comprendere gli errori fatti  e di essere disposti ad assumere personalmente  comportamenti più utili al funzionamento della coppia.

Alcune volte uno dei due è venuto solo per compiacenza, paura o convenienza,  e insiste a vedere come unica soluzione il cambiamento dell’altro; altre volte nel corso della valutazione iniziale uno dei due si attiva per la separazione. In questi casi può essere necessario un approfondimento delle motivazioni, ma è necessario essere cauti nell’avviare una terapia di coppia quando uno dei mostra pensieri e atteggiamenti francamente aggressivi  e persecutori.

Dopo che il terapeuta ha verificato la reale possibilità di un percorso di coppia e la sua proposta è accettata, si definiscono le regole del setting quali: frequenza e durata delle sedute, probabile durata complessiva del trattamento, modalità di pagamento, riserbo su quanto viene detto in seduta,  rispetto dei turni di parola, non accettazione di telefonate da parte di uno dei due partner tra una seduta e l’altra e, se comunque ciò dovesse capitare,  riflessione sul fatto nell’incontro successivo.

Trattamento: sedute in coppia + alcune eventuali sedute individuali

Nelle 5-8 sedute in coppia l’obiettivo è far sì che i due  riprendano a confrontarsi con sincerità in modo efficace. Ripristinando una comunicazione valida (saper ascoltare e sapersi esprimere), diventa possibile approfondire e ridefinire l’iniziale interpretazione del problema e i rispettivi bisogni per il presente e per il futuro cercando una possibile mediazione.

In questa fase è d’aiuto l’analisi delle transazioni e dei giochi psicologici più frequentemente messi in atto per comprendere le modalità di comunicazione disfunzionali che generano il malessere della coppia e impegnarsi per modificarle.

E’ altresì importante la ricerca delle ragioni relazionali della crisi.

Nel rapporto di coppia confluiscono numerose influenze esterne: i rapporti  con le famiglie d’origine, l’eventuale presenza dei figli o di altri familiari conviventi, il vincoli imposti dal tipo di lavoro svolto, gli accordi più o meno espliciti circa la gestione economica della famiglia, le amicizie o le preferenze sull’uso del  tempo libero ecc.  Inoltre occorre considerare qual è la fase del ciclo di vita che la famiglia sta affrontando: convivenza, matrimonio, nascita di un figlio, svincolo dei figli, pensionamento ecc.

Considerato che molte variabili concorrono a determinare la crisi, nella pratica del mio lavoro ho verificato che di frequente si presentano uno o più dei seguenti aspetti:

  • è stato mantenuto un legame eccessivo con le famiglie di origine.  Molte persone non hanno mai veramente abbandonato la posizione psicologica di figli, e per questo vivono una relazione immatura col partner, mostrandosi  incapaci di gestire ingerenze da parte dei rispettivi genitori e parenti e/o sottraendosi alle loro responsabilità adulte;
  • uno dei due partner non ha rispettato un patto iniziale  implicito su cui era nata l’unione. Per esempio, se all’inizio uno dei due si era attribuito il ruolo di soccorritore e l’altro quello di chi non sa salvarsi da solo, può capitare che in seguito il salvatore si trovi ad aver bisogno lui stesso di essere accudito e soccorso e chieda questo al partner. Ma se quest’ultimo ha continuato a stare nella posizione iniziale senza evolversi, si sentirà spiazzato e vivrà le richieste del compagno come una sorta di tradimento degli accordi impliciti originari;
  • uno dei due partner non sopporta il fatto che l’altro si sia reso più autonomo. Di solito è più spesso la donna che si emancipa dalla sua iniziale posizione di soggezione psicologica, magari grazie al suo l’inserimento nel lavoro e alla maggiore sicurezza che questo le consente;
  • sono intervenuti fattori esterni di grande rilevanza emotiva che hanno modificato repentinamente gli equilibri precedenti (diventare genitori, malattie, tracolli economici, trasferimenti ecc);
  • anche il tradimento può sembrare la causa della crisi, ma in realtà è più spesso un effetto del malfunzionamento della coppia ed è l’elemento che rende visibile la crisi stessa.

Qualunque sia l’intreccio dei fattori in gioco, è necessario guidare i partner a prenderne consapevolezza, per ridecidere i loro obiettivi di coppia.

Le sedute individuali – in alcuni casi il terapeuta può ritenere utile proporre a entrambi i partner 3-4 sedute per ciascuno a settimane alterne con focalizzazione sul proprio ruolo nelle dinamiche di coppia. 

All’inizio di tali incontri individuali si raccolgono alcune sintetiche informazioni sull’andamento nella coppia nell’intervallo intercorso, aggiungendo brevi commenti solo se necessario. Poi si chiarisce che l’oggetto della seduta non è in nessun caso il partner assente e che non è consentito usare quello spazio per poter finalmente parlare dell’altro in libertà totale. Qui l’obiettivo è quello di conoscere le radici personali  dei  comportamenti dannosi nella coppia. 

Quando ciò non sia già emerso negli incontri congiunti, può essere utile ripercorrere la storia individuale e vedere quali siano  i punti deboli  e gli errori che la persona riproduce nella vita in comune.  Si vuole scoprire se la persona richiede al partner un risarcimento per modalità dei accudimento insoddisfacenti vissute nella famiglia d’origine, se è consapevole di farlo o se invece ne sottovaluta gli effetti o addirittura idealizza le figure significative della propria infanzia.

Le sedute individuali  da un lato permettono alla persona di mettere a fuoco le proprie debolezze in un contesto non giudicante, dall’altro lo aiutano a rendersi conto di quale sia la propria parte di responsabilità nel creare situazioni di  malfunzionamento. Può capire che il suo specifico contributo al malessere della  coppia ha origini in situazioni problematiche antiche non risolte. Sono queste che ancora oggi pesano nei suoi comportamenti attuali e magari potrebbe nascere in lui/lei il desiderio di affrontarle  in una terapia individuale condotta da altro terapeuta.

Si concorda che in genere può essere poco consigliabile discutere col partner quanto emerso negli incontri individuali nell’intervallo fra le sedute. E’ preferibile farlo, eventualmente, nelle future sedute comuni solo quando la persona stessa lo desideri  e lo ritenga d’aiuto a migliorare il rapporto di coppia. Tale indicazione ha lo scopo di gestire comunicazioni di grande impatto emotivo quando i due partner hanno consolidato la loro rispettiva capacità di ascolto reciproco e alla presenza di chi può favorire una migliore accoglienza empatica di rivelazioni di sé difficili e penose.

Fase conclusiva

Nelle ultime sedute  in coppia (più o meno dalla 13° in poi) si fa un bilancio su quando è avvenuto durante il trattamento per poi  concordare la fine della terapia

Se l’esito è stato positivo si esplicitano gli strumenti acquisiti per la gestione autonoma di eventuali situazioni problematiche future: nuovi modi di comunicare, capacità di libera espressione e gestione delle emozioni ecc. Inoltre si delineano nuovi obiettivi per la propria vita in comune.

In caso di esito negativo,   si prende atto che il risultato della mediazione è stato insoddisfacente,  allora lo scopo sarà quello di usare le ultime sedute per gestire al meglio i vari aspetti della separazione.