La coppia in crisi
Dall’ innamoramento all’odio o all’indifferenza
Quando si è innamorati sembra che il partner ci completi e che i rispettivi bisogni fondamentali trovino risposta nella coppia. Così si crea una specie di fusione in cui nessuno dei due cerca di attivarsi per risolvere i suoi conflitti irrisolti autonomamente e delega l’altro a farlo al posto suo.
La beata intesa dura fino al momento in cui uno dei due cambia o per fattori interni e/o sotto la spinta di mutamenti nel contesto esterno. Talvolta l’amore che proviamo per il nostro partner svanisce e un bel giorno ci rendiamo conto che non riusciamo più a provare quei sentimenti positivi che ci legavano a lui/lei. L’altro smette di essere colui che risolverà il nostro problema e può esplodere il conflitto. I coniugi si trascinano nella sofferenza anche per lunghi periodi tra le difficoltà e le frustrazioni, e alla fine il grande amore iniziale si trasforma in un acuto sentimento di odio e di delusione. Ma come si arriva a questo punto?
Indicatori della crisi
Nel periodo che precede la crisi vera e propria si accentua la distanza emotiva dal nostro partner, possono manifestarsi varie forme di malessere e di disagio sia a livello individuale che sul piano del rapporto interpersonale.
Lui/lei spesso dimentica ricorrenze importanti per la coppia, non trova quasi mai il tempo per condividere esperienze di complicità e di intimità emotiva, rifiuta il dialogo o la discussione accampando scuse quali la stanchezza o la mancanza di tempo o addirittura sminuisce la nostra percezione che ci sia davvero qualcosa di cui discutere.
Così a poco a poco si finisce per cercare altri interlocutori: parenti, amici o anche conoscenti occasionali, trovando magari ascolto e sfogo in relazioni virtuali sui social media. Se fossimo capaci di cogliere in tempo alcuni segnali, forse potremmo risanare la situazione prima che degeneri in modo irreparabile.
Che fare?
Occorre tenere in considerazione gli indicatori di crisi invece che minimizzarli o trascurarli. E’ necessario affrontare di volta in volta gli episodi nei quali non ci si sente amati o in cui ci pare che l’altro non ci accolga o non ci consideri quando ne abbiamo bisogno.
Purtroppo non sempre il nostro tentativo di dialogo viene accolto. A volte l’altro non è disponibile, altre volte il nostro approccio alla comunicazione è troppo aggressivo o vittimistico, suscitando reazioni di rifiuto o di evitamento. Se lavoriamo su noi stessi possiamo ottimizzare la capacità di esprimerci e di ascoltare, o possiamo prendere in considerazione una terapia di coppia.
Possibili cause della crisi
Molti elementi concorrono a scatenare la crisi di coppia. I più frequenti possono essere i seguenti:
a) Violazione degli accordi iniziali impliciti che regolavano il rapporto.
- Il tradimento di tale contratto sottinteso susciterà delusione, proteste e risentimento perché l’altro si riterrà ingiustamente privato di qualcosa che dava per scontata.
Mettiamo il caso che inizialmente la moglie avesse il ruolo di genitore amorevole di un marito un po’ immaturo, trattandolo quasi come se fosse un bambino di cui prendersi cura.
La nascita di un figlio potrebbe determinare da parte della donna una richiesta di accudimento e di aiuto fatta al partner per affrontare insieme le nuove responsabilità, ma il marito non è pronto a farlo e lei si sente lasciata sola con due individui a cui badar invece che uno.
Naturalmente il patto iniziale potrebbe vedere i due ruoli invertiti per altri tipi di eventi che richiedano un cambiamento del ruolo iniziale. Ad esempio il marito potrebbe perdere il lavoro o la sicurezza economica e in tal caso la moglie potrebbe trovare difficile ridimensionare in modo maturo il suo stile di vita precedente, aggravando le difficoltà e alimentando il conflitto.
In molti casi chi viola il patto, non è consapevole di farlo o, se lo è, si giustifica ritenendo normale e scontato che ci sia un adeguamento di ciascuno ai mutamenti nei ruoli e nelle situazioni. Così ritiene di non dover mantenere rigidamente gli impegni assunti in condizioni e contesti di vita ormai profondamente diversi da quelli originari.
b) Un rapporto di coppia eccessivamente simbiotico
- Ci si riferisce al caso in cui si fa tutto insieme e non si hanno né interessi né amicizie differenziate, poiché ogni azione in direzione di scelte individuali è vissuta dall’altro come un tradimento. Inizialmente la simbiosi è la molla che fa scattare l’attrazione fra i partner, persone che cercano in essa il completamento del proprio senso di identità o o la vedono come un antidoto alla propria insicurezza e paura dell’ abbandono, ma la chiusura all’esterno riduce la vitalità e l’energia e la coppia diventa una prigione soffocante. A questo punto la ricerca di un’espressione più autonoma da parte di uno o di entrambi può scatenare la crisi.
c) La gelosia eccessiva.
- Sebbene una gelosia moderata e occasionale possa essere uno stimolo positivo, quando diventa morbosa suscita effetti nefasti su chi la subisce. Il controllo pressante rovina la fiducia reciproca e la spontaneità, finendo per sfociare in comportamenti estremi in cui vengono negati al sospettato di infedeltà i diritti più elementari all’autodeterminazione e alla privacy.
La gelosia diventa patologica quando alla base si riscontra un livello di autostima molto basso, un disagio interiore collegato a traumi emotivi precedenti mai superati, e soprattutto la paura dell’abbandono sviluppatasi nel passato per effetto di perdite realmente sperimentate, magari nell’infanzia.
La paura di non essere importanti, di non valere abbastanza e di non farcela con le proprie forze fa vivere con la sensazione continua che prima o poi si verrà lasciati o esclusi; a quel punto si finisce per perdere il proprio “centro” e per cominciare a pressare l’altro su cui si riversano tutte le personali insicurezze e la sfiducia che attanaglia dall’interno.
Così la persona gelosa controlla l’altro in modo ossessivo, interpreta ogni suo comportamento come prova che lui/lei è un traditore o non l’ama più, o che non gli importa del suo benessere, fino a quando tale comportamento soffocante crea proprio la situazione che più teme: l’allontanamento emotivo o la fuga del partner.
d) Il tradimento
- La scoperta di un tradimento sia messo in atto con una relazione extraconiugale di una certa durata, sia attuato in modo occasionale, o virtuale (incontri sui social media).
Nel periodo che precede il tradimento, in genere si è già verificato un processo di progressiva chiusura verso l’altro, in mancanza di qualsiasi tentativo per migliorare una situazione insoddisfacente.
Quando il tradimento viene scoperto, colui che lo subisce va incontro a un fortissimo carico di angoscia. Sperimenta rabbia perché viene distrutta la precedente convinzione che l’altro non avrebbe mai potuto compiere un’azione del genere. Ciò implica la completa perdita di fiducia in lui/lei. Viceversa chi è stato scoperto potrebbe sperimentare non solo forti sensi di colpa, ma anche un certo senso di liberazione.
- Molto spesso il tradimento non è la causa prima del fallimento della coppia, bensì il grilletto che scatena una precedente crisi latente mai affrontata. Può essere una modalità immatura per risarcirsi di un’intimità insoddisfacente con il coniuge o di un’affettività trascurata; può dipendere da un investimento eccessivo sul lavoro o sulla famiglia a discapito della coppia, può derivare dalla prevalenza di modalità di rapporto di routine in cui non c’è spazio né per la novità né per una vera comunicazione.
e) Sfasatura nei livelli evolutivi individuali
Diversi ritmi nella maturazione personale possono destabilizzare gli equilibri di coppia. Può accadere che solo uno dei due si evolva, mentre l’altro non si modifica. E’ il caso della donna che si inserisce nel mondo del lavoro e acquista maggiore autostima e sicurezza del suo valore, diventando così più assertiva e meno sottomessa al partner, quando lui invece non è pronto ad accettare il cambiamento di lei. Oppure uno dei due affronta una psicoterapia che lo trasforma profondamente e il partner non riesce ad accettare tale cambiamento.
f) Difficoltà nella comunicazione
L’incapacità di comunicare e di affrontare le discussioni o le situazioni di conflitto spesso dipende dalla non consapevolezza delle proprie emozioni e di come queste coinvolgano sia il livello verbale che quello non verbale della comunicazione.
Se vogliamo impostare il discorso mantenendo un clima di confronto civile, non basta che diciamo cose apparentemente ragionevoli. Il tono della nostra voce, la postura e lo sguardo aggressivi possono evidenziare il nostro rancore e astio nei confronti del partner , e ciò scatenerà nell’altro una rabbia di tipo reattivo o la voglia di fuggire.
Non è utile affrontare i problemi solo prestando attenzione al piano dei contenuti specifici oggetto del contrasto. Se lo facciamo rischiamo di cadere in una sterile gara per stabilire chi ha ragione e chi ha torto.
Chi cede si ritira amareggiato o pronto a “fargliela pagare” alla prima occasione, mentre il vincitore sperimenta una sensazione di trionfo di breve durata.
E’ invece necessario rendersi attenti ai sentimenti che proviamo e ai profondi bisogni di accoglienza e rispetto della nostra identità. In realtà. il vero problema sono le ferite emotive e sono quelle le vere responsabili dello scontro. Se parliamo di ciò che sentiamo e desideriamo senza scaricare sull’altro accuse, rimproveri o giudizi, riusciremo a non indurlo a difendersi e avremo più probabilità di essere ascoltati nelle nostre richieste.
g) Invischiamento con le famiglie d’origine
- Talvolta uno o entrambi i partner sono incapaci di completare in modo adulto la separazione dalla famiglia di origine, con la conseguenza che si consente a genitori, fratelli/sorelle, suoceri, cognati ecc. di interferire in vari modi nelle dinamiche della nuova famiglia a danno della vita di coppia.
- I rispettivi genitori attuano comportamenti intrusivi dettati da eccesso di protezione, oppure fanno continue richieste o pretendono favori e cure. E’ evidente che un partner si riterrà trascurato se l’altro mostra un’esagerata dedizione ai bisogni dei suoi familiari a scapito del tempo e qualità delle attenzioni da destinare ai compagno.
h) Situazioni ed eventi di vita sfavorevoli
- L’’unione può traballare per eventi esterni particolarmente stressanti e non prevedibili, quali l’avere un figlio con handicap, una grave malattia che colpisce uno dei membri della coppia, la perdita del lavoro e/o gravi difficoltà economiche. Non bisogna sottovalutare l’impatto negativo di possibili situazioni di prolungata precarietà materiale che possono talvolta minare anche una relazione solida.
- Così possono nascere conflitti sulle modalità di gestione delle poche risorse disponibili, magari accentuate dal fatto che uno dei due non lavora o lo fa saltuariamente . Quando ciò accade, l’altro può sentirsi autorizzato ad imporre le sue scelte in quanto produttore del reddito, calpestando le richieste di condivisione di oneri e decisioni avanzate dal partner.
In sintesi, in tutti i casi in cui mutate circostanze sfavorevoli possono richiedere una modificazione troppo repentina e drammatica dei precedenti modi di vita, sarà messo a dura prova il legame tra i due partner.
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